Già una volta avevamo scomodato il signor Stéphane Hessel.
E ora lo facciamo di nuovo.
«Il peggiore degli atteggiamenti è l’indifferenza, dire
“io non posso niente, me ne infischio". Comportandovi così, perdete una
delle componenti essenziali che ci fa essere uomini. Una delle componenti
indispensabili: la facoltà di indignazione e l’impegno che ne è la diretta
conseguenza». [cit. Stéphane Hessel, "Indignatevi!"]
Solo una volta letta e riletta questa frase e capitone il
suo senso, si può proseguire.
Un’altra aggressione, altre quattro vittime. Nella notte
tra domenica e lunedì scorsi sono stati aggrediti a Torino quattro giovani
omosessuali, che sono stati insultati e picchiati dopo l’uscita da una festa al
Parco del Valentino. in uno dei locali si era appena tenuta la selezione di
Mister Gay Piemonte e la cosa non poteva non dare fastidio a quattro omofobi,
pronti a scaricare tutta la loro rabbia. Hanno aspettato i ragazzi all’uscita,
poi gli insulti, bottiglie lanciate e tavoli rovesciati, infine i pugni e le
cinghiate. Sul corpo delle vittime sono evidenti i segni del pestaggio, che ha
avuto finalmente fine solo quanto sono arrivate le forze dell’ordine. Nessuno è
intervenuto prima.
Indignazione e solidarietà. Questo arriva dal web e della
politica italiana. “Torino è una città che nella sua cultura e nel suo costume
non ha mai avuto tensioni omofobe o intolleranti - ha detto il sindaco Piero
Fassino guarigione - L'aggressione è gravissima e mi auguro che i responsabili
vengano puniti”. “L'episodio non solo è grave in sé, ma amareggia ancor di più
il pensiero che la violenza sia stata perpetrata da un gruppo di coetanei delle
giovani vittime, quando ci si attenderebbe dalle nuove generazioni un
atteggiamento di apertura e di inclusione - ha commentato l’assessore al
Welfare del Comune Mariacristina Spinosa - Si pone l'urgenza della definizione
e approvazione di strumenti legislativi che tutelino le persone omosessuali e
transessuali riconoscendo l'omofobia e la transfobia nella categoria dei crimini
generati dall'odio”. Per Anna Rossomando del Pd: “è necessario che le
istituzioni si facciano carico di questo problema non solo promuovendo leggi
che contrastino con forza ogni fenomeno di omofobia o transfobia, come sta
provando a fare in queste settimane la Commissione Giustizia della Camera, ma
che inneschino al contempo un cambiamento simbolico e culturale, ad esempio
riconoscendo pari diritti alle coppie omosessuali”.
“La violenta aggressione di Torino racconta di un paese
in cui omofobia e violenza contro gay lesbiche e trans sono ancora presenti,
minacciose e al tempo stesso sorprendenti - ha affermato la presidente
nazionale di ArciLesbica Paola Brandolini, che si augura che il 22 luglio - approdi
in Aula e sia votata una legge contro l’omofobia che sancisca in modo chiaro e
inequivocabile che anche in Italia violenza e discriminazione verso lesbiche,
gay e trans sono reati”.
Contrario ad una legge sull'omofobia si è però detto il
senatore Lucio Malan: “L’aggressione a Torino a partecipanti a una festa gay è
un fatto da condannare con fermezza, così come è doverosa la solidarietà con le
vittime. Ma la legge sull'omofobia è un’altra cosa. Il testo attualmente in
commissione è troppo ampio e generico e si presta ad estensioni arbitrarie, ad
esempio a danno di chi sia contrario al matrimonio gay o a chi, per motivi
religiosi, ritenga l’omosessualità un peccato”.
Cosa ci si voleva aspettare? È l’Italia. Il paese in cui se
viene picchiato a sangue perché sei omosessuale, condanniamo il gesto,
ma aspettiamo un po’ a prendere decisioni affrettate in fatto di leggi.
E così questi quattro ragazzi rimarranno senza giustizia,
con le loro cicatrici addosso e con la consapevolezza che il mondo in cui
vivono non è poi il massimo.
Come Gianluca.
Come Luigi e Nicolas.
Come Giulio e Simone.
E come tanti senza nome.
Italia, indignati.
Nessun commento:
Posta un commento