mercoledì 7 maggio 2014

#iocimettolafaccia: STEF SANNINO

Una fidanzata, due cani e una gatta. Questa è la famiglia di Stef.
Che qui racconta di sè, della sua vita e dei suoi progetti di vita con Silvia.

All'orizzonte un matrimonio all'estero, aveva detto Silvia.
Ma Stef ha spifferato la location.



Cominciamo con le presentazioni. 
Chi sei? Quanti anni hai? Cosa fai nella vita? 
Mi chiamo Stefania e ho 28 anni. Da circa un anno e mezzo lavoro per una società di consulenza, un lavoro che mi appassiona tantissimo, che mi permette di interfacciarmi costantemente con persone, problemi e realtà nuove ma che mi “toglie” tantissimo tempo. A seguito di un corteggiamento estenuante, alla fine ce l’ho fatta e sono due anni e mezzo che convivo con la mia fidanzata Silvia, i nostri due cani e la nostra gattina a Milano, dove abbiamo preso casa circa un anno fa.

Ora, per conoscersi meglio. 
Dove sei nato/a e cresciuto/a? Come ‘è stata la tua adolescenza? 
Sono nata a Napoli e ci ho vissuto fino a 23 anni. Poi, terminata la triennale, ho deciso di fare gli ultimi due anni di specialistica a Milano con la promessa che, il giorno dopo la laurea, sarei tornata nella mia terra. La mia adolescenza? Non credo ci sia molto da dire. Sinceramente ho avuto una famiglia molto presente e questo ha fatto sia si che non mi mancasse mai nulla, sia che la mia adolescenza e la mia crescita fossero spesso “controllate” dai miei genitori. Ecco, diciamo che non sono una di quelle ragazze che possono dire di aver bruciato le tappe. Ma sono cresciuta serena, amata, stimolata, seguita e quindi non ho veramente nulla di cui lamentarmi. Nello stesso tempo, però, negli anni ho sviluppato un sano/insano desiderio di libertà e credo che la scelta di terminare gli studi fuori sia stata influenza in parte anche da questo. Il mio spostamento a Milano ha significato una miriade di cose. Inizialmente ero spaventata, sempre in casa, sempre con il mio coinquilino e amico di una vita, sempre con ragazzi dell’università e quasi tutti i week-end di ritorno a Napoli. Poi una frase di mio padre mi ha fatto riflettere (cito testualmente): “No, a papà, non puoi tornare anche questo week-end. Hai scelto di andare a Milano e se continui a tornare sempre a casa questa esperienza non la vivrai mai pienamente. È una gioia vederti ma non tornare, prova a vivere veramente lì”. All’inizio ho vissuto male quella frase ma ricordo nitidamente la sensazione di libertà che sentii quello stesso week-end, quando decisi di ascoltare il consiglio di mio padre e andai a ballare, da sola. Lo so che è una cosa da sfigati, me ne rendo conto. Però da quel momento in poi è iniziata la mia vita a Milano, quella stessa vita che è riuscita a farmi realmente crescere, a farmi fare le prime vere esperienze, a farmi sbagliare e a farmi rendere conto che quella volta avrei dovuto alzarmi da sola. Le prime sbronze, le prime albe, le prime follie. A Milano devo tantissimo. A Milano devo certamente la persona serena e consapevole che sono oggi. Quella che riesce ad essere un maschiaccio a testa alta. Quella che riesce a legarsi i capelli e ad indossare pantaloni da uomo senza sentirsi a disagio. Quella che adesso sa uscire e sa quando è ora di tornare. Quella che conosce la responsabilità, personale ed emotiva. Milano mi ha fatto cadere talmente tante volte che non riesco più neanche a contarle ma mi ha sempre dato la possibilità di rialzarmi, senza giudizi. Mai. Nonostante tutto questo, con il passare degli anni, la nostalgia di casa (Napoli) si è fatta sempre più forte. 

E ora che sei grande, com'è la vita? 
E come la riempi? 
E ora che sono grande, lavoro e amo. Si, questa è la mia vita. Mi sento completa, felice e soprattutto serena e realizzata. Il mio lavoro mi impegna veramente tantissimo e mi porta a stare molto tempo fuori ma sapere di poter tornare a casa ed avere Silvia e tutta la prole ad aspettarmi è un qualcosa di veramente indescrivibile. Da un mese e mezzo sono a Napoli per lavoro e sabato scorso sono andata a prendere tutta la famiglia a Milano e ci siamo trasferite in una piccola casetta di fronte al mare. Le due randagie canine sono felicissime, passano la giornata a chiedere di andare in spiaggia. Io sono la donna più felice del mondo perché Napoli l’adoro sopra ogni cosa e desideravo enormemente tornare “in patria”. Silvia si sta ambientando e sta dando una possibilità alla mia terra che ama ma che nello stesso tempo odia per quanto male viene trattata. Il programma per il prossimo week-end è passare giornate intere fuori casa, tra corse in spiaggia, cene sul mare, amici e amore. E intendiamo fare questo per molto, molto, moltissimo tempo. Ma dove la trovo un’altra donna che per amor mio e della nostra famiglia, mette da parte anche un po’ se stessa per seguirmi?

Quando è stato e (soprattutto) qual è stato il tuo coming out più importante? 
Di coming out ne ho fatti veramente tanti. Non so perché, nonostante io abbia scritto in fronte “omosessuale”, la gente fatichi ad accorgersene e aspetti sempre che sia io a rivelare loro la grande verità. Scherzi a parte, quello più importante è stato sicuramente quello con mio fratello anche se, diciamoci la verità, è stato più lui a dire a me che già lo sapeva che io a lanciarmi in una coraggiosa affermazione del mio io. Lo considero il più importate perché dicendolo a lui, l’ho detto anche a me stessa. Mi sono ascoltata raccontare chi sono. La sua reazione tranquilla, la sua complicità ed il suo appoggio mi hanno fatto sentire per la prima volta “normale”, o meglio, non sbagliata. Da quel momento ho cominciato a respirare. A capirmi. Ad accettarmi e con gli anni a volermi un gran bene. Soprattutto grazie a quel coming out, oggi Silvia ed io siamo una coppia completamente riconosciuta anche dalla mia famiglia. Pensate che per scegliere la casa a Napoli, Silvia è stata una settimana 24/24 con mia madre in giro per la città mentre io ero a lavoro. E lei continuava a dirle “resta quanto vuoi, sei una di famiglia, questa è casa tua”. 

Meladailabrianza dice sempre che “Per ottenere diritti, bisogna avere visibilità; per avere visibilità, bisogna metterci la faccia”. Tu che significato dai al “metterci la faccia”? 
Non credo ci sia bisogno di vestirsi con la bandiera della pace e andare in giro su un carro per metterci la faccia. Credo che semplicemente significhi essere se stessi ogni singolo giorno. E se si è omosessuali, essere anche quello nel totalmente rispetto degli altri e del proprio io. Anche questa vostra iniziativa è un modo come un altro di metterci la faccia. Ed io ce la metto. Così come ce la metto tutte le volte che non mi nascondo, o tutte le volte che esco per mano con Silvia, che parliamo agli altri (conosciuti e non) come una coppia, che raccontiamo di noi come di una famiglia, con componenti con qualche zampa di troppo, ma pur sempre una famiglia.

Un episodio in cui ci hai “messo la faccia”? 
Sicuramente quando l’ho detto ai miei colleghi e quando ho presentato loro Silvia. Non potete capire come mi sono sentita leggera e stupida allo stesso tempo nell’aver aspettato così tanto. Ci facciamo sempre tremila problemi, abbiamo sempre poca fiducia nel prossimo, partiamo costantemente dal presupposto di avere di fronte bigotti e ignoranti quando nella maggior parte i primi bigotti siamo noi. Se dessimo più opportunità agli altri di conoscere il “nostro mondo”, probabilmente le cose cambierebbero molto più velocemente.

Un augurio o auspicio da lasciare a chi ci legge… 
Annunciazione, annunciazione: Silvia ed io contiamo di sposarci il più presto possibile a NY, Long Island per la precisione. Con pochi amici e con le nostre famiglie. Un fotografo, un bouquet e un rinfresco tassativamente vegano. Saremo entrambe vestite di bianco ma solo lei porterà l’abito nuziale e riuscirà ad essere ancora incredibilmente più bella. Sogno un napoletano con un mandolino a farci la “posteggia” ma non si può avere tutto dalla vita. L’auspicio che mi sento di lasciare a chi legge e di non dover fare milioni di milioni di milioni di milioni per consacrare il vostro sentimento e per sperare di avere un minimo di tutela e di riconoscimento per quella che con tutto il cuore vi auguro sarà la vostra famiglia per sempre.


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