lunedì 13 gennaio 2014

LUCIGNOLO E I SUOI ESPERIMENTI

Domenica come tante: sveglia presto, Mina (il mio cane) ha bisogno di correre, quindi parco di Monza arriviamo…dopo una splendida mattinata con la mia compagna, tra amici pelosi e non, si torna a casa per rivendicare quel tanto agognato divano.
Trascorro il pomeriggio a rispondere a messaggi a cui non sempre riesco a rispondere in settimana, leggo un po’, gioco con le mie bestie e lascio andare la televisione quasi a tenerci compagnia (raramente la si guarda davvero). Ad ogni pubblicità si annunciano i servizi di Lucignolo che sarebbero andati in onda nella puntata della sera, tra i tanti anche uno sull'omofobia.
Trascorso il pomeriggio ci interroghiamo sul da farsi: usciamo o ci facciamo venire un’ulcera guardando Lucignolo??
Mina decide per noi palesandosi alla porta con il guinzaglio in bocca: Blob arriviamo. Ci penso tutta sera e al mio ritorno, è più forte di me, devo guardare quella puntata.
Assisto attonita a un servizio agghiacciante. 
Stamattina, ancora scossa scrivo un post dal mio account Facebook, che viene accolto e commentato da un po’ di persone e sono numerosi i post e gli articoli dei vari blog tematici che ne ripropongono i contenuti.


Addirittura c’è chi, dopo aver letto il mio post, mi sfida a ripetere “l’esperimento”: "Oh Viviana, cosa ti aspettavi? È così che reagiscono le persone".

Raccolgo la sfida e mi riprometto di provarci, anche se Meladailabrianza non dispone delle stesse attrezzature e degli stessi fondi di Mediaset (anzi, siamo proprio poveri), ma ci proveremo. Facendolo nel modo giusto però, perché quello che nessuno ha notato sono le modalità totalmente sbagliate che hanno proposto, partorendo un servizio, per quanto mi riguarda, socialmente sbagliato e deviante.

Viene presentata una coppia omosessuale: Ale e Marco, di origini venete. I ragazzi  vivono e lavorano nella provincia di Treviso e fin qui tutto ok. Peccato che la redazione di Lucignolo però,  decida di registrare il suo esperimento da tutt'altra parte, catapultando i due giovani nella provincia di Milano. Beh, risultato?? Non sono più Ale che lavora all’accoglienza di un albergo e Marco il geometra, ma due sconosciuti  in gita, per di più FROCI!
E sì: froci. Perché è quello che viene riproposto più e più’ volte nei commenti raccolti.

Io vivo in Brianza, ad Arcore (sì, proprio Arcore) , vado dal panettiere, al supermercato, al bar e non mi nego mai di camminare mano per la mano con la mia compagna. Ci sono reazioni come quelle viste nel video, ma anche commercianti che ci salutano e ci conoscono in quanto coppia e persone che ci fermano per strada per chiederci come vanno il lavoro, la casa, o se Mina ha già distrutto il divano: è la conoscenza delle persone stesse che combatte l'omofobia.

Quando le persone imparano a conoscerti per quello che sei, e conoscono prima la persona e poi l'orientamento sessuale, diventa tutto più semplice. 
Io sono prima Viviana, la ragazza che lavora da Brambilla, che ti aiuta a portare la spesa se ti incrocia per strada, che non smette mai di canticchiare, quella che se ti incontra al bancone del bar (da buona terrona) fa di tutto per offrirti il caffè, la ragazza che  incroci al circolo culturale o al parco con il cane, che è sempre disposta a fare due chiacchiere e che gioca a calcetto con i non più giovani del Blob. E poi, sono Viviana, la fidanzata di Federica e credetemi questo cambia tutto. 
Tutti i giorni mi interfaccio con giovani terrorizzati e vittime di bullismo, con famiglie spaventate da questa società e mostrare questo tipo di servizi (senza dedicare due minuti almeno all’informazione) non fa che amplificare il terrore e tutto il lavoro di chi tutti i giorni informa e cerca di sensibilizzare è vanificato.

A mio parere queste sono solo provocazioni che hanno lo scopo di sollevare ogni volta polveroni e spontanea mi sorge la domanda (sempre la stessa da anni ormai): ne abbiamo davvero bisogno? Su un tema così importante e delicato per il nostro paese è giusto concedere spazio a queste grottesche manifestazioni di ignoranza, omofobia, maleducazione e arretratezza senza sottolineare il lavoro che tutti i giorni le associazioni e i movimenti culturali fanno?

L'Italia è un paese omofobo, ma è anche tanto cambiato.
Quel cambiamento deve essere sottolineato.


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