domenica 22 settembre 2013

LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA, DICE? MMM, VABE'!

228 sì, 57 no e 108 astensioni.
Questo l’andamento dell’approvazione in prima lettura del testo sull’omofobia e la transfobia discusso giovedì scorso alla Camera.

Giovedì 19 settembre si discuteva la creazione della legge contro l’omofobia e la transfobia, che prevedeva l’estensione della legge Mancino, e in questo Belpaese di “ma” e “se”, nulla è andato come previsto. O almeno sperato.

Ma cominciare dall’inizio, chiarirà le idee.

È il 1993, quando viene introdotta la Legge Mancino (dal nome dell'allora Ministro dell'Interno che ne fu proponente) che condanna gesti, azioni e slogan legati all'ideologia nazifascista, e aventi per scopo l'incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. La legge punisce anche l'utilizzo di simbologie legate a suddetti movimenti politici.

Inizia la discussione per l’estensione di questa legge ai reati di stampo omofobico e transfobico.

È il 2009, quando Anna Paola Concia, deputato del Partito Democratico, presenta a riguardo un disegno di legge che viene dichiarato incostituzionale dalla maggioranza della Camera perché l’espressione “orientamento sessuale” contenuta (peraltro già sancita in trattati internazionali, risoluzioni del Parlamento Europeo e leggi italiane) è ritenuta equivoca in quanto comprende zoofilia, sadismo e masochismo, ma anche inclinazioni illegali quali necrofilia e pedofilia.

È il 2011, quando Anna Paola Concia ci riprova. Si discute un secondo disegno di legge, di nuovo rigettato per incostituzionalità perché con esso i gay acquisirebbero un trattamento più favorevole rispetto ad altre categorie di cittadini.

È giovedì 19 settembre 2013, quando si torna alla Camera per la discussione dell’estensione della Legge Mancino. 

È giovedì 19 settembre 2013, quando l’onorevole Gregorio Gitti di Scelta Civica propone un subemendamento (1.61) alla legge:
Ai sensi della presente legge, non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione, la libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all’odio o alla violenza, né le condotte conformi al diritto vigente, ovvero assunte all’interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione, ovvero di religione o di culto, relative all’attuazione dei principi e dei valori di rilevanza costituzionale che connotano tali organizzazioni.
Approvato.

È giovedì 19 settembre 2013, quando viene presentato anche un secondo emendamento, l’1.76, sempre da Scelta Civica, che riguarda il licenziamento dal posto di lavoro per omosessualità. Rigettato.

È giovedì 19 settembre 2013, quando l’onorevole del Partito Democratico, Ivan Scalfarotto (omosessuale dichiarato), difende la bontà del subemendamento Gitti.

È giovedì 19 settembre 2013, quando alla Camera viene approvata una legge omofoba contro l’omofobia e la transfobia.

La legge contro l’omofobia e la transfobia, estensione della legge Mancino, è stata snaturata insieme al suo testo di appartenenza.
La richiesta di tale estensione riguardava l’inserimento della tanto nominata “aggravante”.
Per circostanza aggravante o semplicemente aggravante si intende un elemento di fatto o una situazione che può accompagnare l'azione o l'omissione illecita prevista come reato e che il legislatore ha preso in considerazione come motivo di aumento della pena.
Quindi l’aggravante è una situazione che richiede prove per essere accertata e che solo quando lo sia stata, comporta l’aumento della pena.
Il principio dell’aggravante viene travisato da sillogismi tipo: “Allora prima di picchiarti devo chiederti se sei gay”, perché l’aggravante entra in gioco nel momento in cui non ci siano motivi apparentemente validi per giudicare l’aggressione.
La violenza scaturita da ciò che si è deve essere punita maggiormente rispetto alla violenza scaturita per ciò che si è fatto.
“Ti picchio perché mi hai spinto (gay o no che tu sia)” è un conto.
“Ti picchio perché sei gay (che mi abbia spinto o no)” è un altro.

L’aggravante è stata presentata alla Camera, purtroppo, in associazione ai sopracitati emendamenti. Quindi votarla avrebbe significato anche dare il voto all’emendamento 1.61.
Ma cosa dice in realtà l’emendamento 1.61? Con il testo presentato si va a dare tutela a tutte quelle realtà il cui libero pensiero professa l’omofobia o la transfobia. Vengono tutelate tutte quelle situazioni che svolgono attività di natura politica (Forza Nuova, ad esempio, che non più
tardi di qualche tempo fa tappezzava Roma con slogan che recitavano “Io sto con Putin”), sindacale, culturale (è noto ai più l’orientamento dell’associazione culturale di Casa Pound), sanitaria (psicologi che pubblicizzano terapie riparative), di istruzione o di religione o di culto (purtroppo è noto il punto di vista di molti esponenti dell’ecclesia). Vengono quindi escluse dalle conseguenze di questa legge tutte quelle realtà che sono alla base dell’informazione e della crescita culturale.
Hai voglia Scalfarotto a convincere il popolo che si tratta di “una norma di garanzia che protegge omosessuali e transessuali e chiarisce che nessuno vuole punire la libertà di opinione”.
A nessuno è mai venuto in mente che la libertà di opinione fosse violata, mentre la legge Mancino era in vigore. Ora invece stranamente ce ne si preoccupa.
C’è forse bisogno di specificare ulteriormente un diritto sancito sia dall’art. 21 della Costituzione Italiana sia dall’Art. 10 della Convenzione Europea per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali? C’è forse una legge che ulteriormente specifica l’art. 3 della suddetta Convenzione, che recita che “Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamento inumani o degradanti”?
Forse no. Perché non ce n’è bisogno.
Nel caso della liberta d’opinione invece sì. Qualcuno lo ha sentito stranamente necessario.

Strano è anche l’aggettivo che ben si confà a questo clima di silenzio e omertà che da giovedì ha smorzato le voci di chi invece si è sempre battuto per questa legge e per questo tipo di diritti. 
Giovedì 19 settembre 2013 doveva essere un giorno di conquista, invece è stato un giorno di lutto. I colori del quale sono mancati su molti volti.

Meladailabrianza il lutto lo ha indossato e continuerà a farlo fino a che non verrà approvata una legge giusta che tuteli i diritti di chi persona lo è da sempre.
L’ultimo barlume di speranza risiede nei seggi del Senato: che blocchino questa legge anticostituzionale e che ripristinino la legge Mancino così com’era con l’estensione del reato all’aggravante sopra citata.


Perché una persona senza diritti è una persona morta.


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