giovedì 12 settembre 2013

VENEZIA, CHE CINEMA!

Venezia. Il lido. Il cinema.
Si chiude la settantesima Mostra del Cinema e guardandola da lontano non si può far altro che constatare la cospicua collezione di quest’anno di pellicole con protagonisti gay, lesbiche o transessuali nei ruoli più diversi. Anzi, a dirla tutta erano ben nove i film a tematica omosessuale o legati alla queer culture a contendersi il Queer Lion Award.
Possiamo pure dire che la 70a Mostra del Cinema di Venezia ha avuto un suo vero e proprio lato gay.


E allora, ricapitoliamo. Il premio come Miglior Film con Tematiche Omosessuali e Queer Culture dell’edizione 2013 è stato eletto "Philomena" di Stephen Frears, perché è omosessuale il figlio ritrovato della protagonista (che parla di lui descrivendolo con l’apparente rindondante aggettivo di “gay omosexual”, ovvero un omosessuale felice). Premiato, con qualche ora di anticipo sul Leone d’Oro, dalla Senatrice Josefa Idem, ex Ministro alle Pari Opportunità, il film fa davvero la sua scena: “Aids ed omofobia sono trattati con delicatezza e realismo”, dicono sul web e perché non crederci. Tutta l’ammirazione (personale, della scrivente, ovvio) per Judy Dench non poteva deludere.
Ma altre perle hanno lasciato il segno in questa Mostra.

Lesbico è il rapporto d’amore fra le attrici Emma Dante e Alba Rohrwacher in “Via Castellana Bandiera” diretto dalla stessa Dante: due donne intrappolate in macchine in un vicolo di Palermo, dove l’immobilità imposta alla loro automobile da quella di una donna all’antica e testarda, che viaggia nella corsia opposta, diventerà l’espediente per dare vita ad un duello e ad una panoramica sulle dinamiche familiari e sociali di una Sicilia (e di un’Italia) da svecchiare. Da una gran prova di sè il nonpiùcosìgiovane Daniel Radcliffe (sì, Harry Potter, sì) che in “Kill Your Darlings” di John Krokidas veste i panni di Allen Ginsberg, scrittore che era oltre l’essere gay. Ha fatto molto discutere “Gerontophilia” di Bruce LaBruce che racconta l’attrazione sessuale di un ventenne nei confronti degli uomini anziani. Si parla di amore fra due uomini nascosto alla famiglia di uno dei due in “Tom à la ferme” del canadese Xavier Dolan. Oltre a titoli quali “L’armée du salut” di Abdellah Taia, ambientato a Casablanca dove il protagonista trascorre le giornate in casa, vivendo con il padre un rapporto conflittuale ed incontrando in strada uomini per occasionali rapporti sessuali, “Eastern Boys” di Robin Campillo e “Tres bodas de mas” di Javier Ruiz Caldera, dove uno dei tanti fidanzati della protagonista diventa transessuale. Racconta l’amore omosessuale tra due donne, represso e nascosto, anche una delle tante storie dai tetti in “Les terrasses” di Merzak Allouache. Presentato al festival anche “Julia” di J. Jackie Baier, documentario queer realizzato dalla fotografa e film maker che per 10 anni ha seguito la vita della transex Julia K.

A chiudere l’evento “Il Rosa Nudo”, film di Giovanni Coda ispirato alla vita dello scrittore francese Pierre Seel (che fu uno dei testimoni della deportazione omosessuale da parte del nazismo e a soli 17 anni, deportato lui stesso nel campo di Schimerck, fu costretto tragicamente ad assistere alla morte del suo compagno). Questa pellicola sarà la prima della nuova trilogia del regista, a cui seguiranno “La Donna di Carta”, un film contro la violenza delle donne, e “It Gets Better”, racconto ispirato alla storia di Jamey Rodemeyer, adolescente omosessuale americano suicidatosi dopo aver denunciato su Youtube atti di bullismo.


Densa di storie importanti questa mostra.
E di film da ricordare. O almeno da vedere. No?


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