Mentre negli USA le urne hanno
ufficialmente aperto, sono sempre più numerosi i personaggi pubblici e le
testate giornalistiche che si schierano, con appelli dell'ultimo minuto, a
favore di uno o dell'altro candidato.
Noi di
Meladailabrianza non abbiamo bisogno di grandi comunicati per dirvi da che
parte stiamo, piuttosto ci piacerebbe osservare come i diritti LGBTQ sono o non
sono stati affrontati nelle ultime due campagne elettorali e perché.
The
Advocate, rivista americana considerata la Bibbia della comunità gay, ha
dichiarato che: “dopo essere stati protagonisti delle contese elettorali di
quattro anni fa, che contrapposero Obama a McCain, ora i gay e le loro
tematiche sono quasi completamente scomparsi dalla campagna presidenziale
americana”
In
effetti, mentre il tema dei diritti gay è in primo piano solo nei quattro Stati
in cui si voterà l'apposito referendum per ampliare il diritto al matrimonio,
in tutti e tre i dibattiti pre-elettorali nessuno dei due candidati sembra aver
ritenuto opportuno accennare alle questioni LGBTQ.
“Il silenzio sui gay oggi
evidentemente vale oro, dopo anni
di bigottismo in cui i diritti degli omosessuali venivano strumentalizzati sia
dai democratici che dai repubblicani” ha scritto Jonathan Capehart sulle pagine
del Washington Post.
Non dimentichiamoci poi che sono stati in molti a sostenere modo lapidario che
saranno i temi dell'economia, dell'occupazione e della riforma sanitaria a
decidere la corsa alla Presidenza quest anno!
La crisi
economica mette in ginocchio l'america e preoccuparsi d'altro sembra quasi
un'offesa ai 18 milioni di disoccupati, ma non è solo questo il motivo del
silenzio.
Obama, a
dirla tutta la sua parte l'ha fatta, visto che i messaggi sono già stati
ampiamente lanciati con la scelta di schierarsi a favore dei matrimoni gay e
diffusi attraverso una campagna di comunicazione con spot e ospitate (recentemente
anche su MTV) per intercettare l'elettorato giovane e gay-friendly.
Più
interessante e controversa è invece la scelta dei repubblicani che, fino a
quattro anni fa, utilizzavano la tematica gay per esasperare il conflitto
mentre ora, con Romney, è esplicito il desiderio di non fare delle questioni
LGBTQ una linea d'attacco della propria campagna. (Che questi repubblicani
abbiano ormai perso lo smalto?)
Colpire i
gay quattro anni fa pagava perché risvegliava l'America profonda, gli
evangelici, i mormoni, facendo leva su tutti quei valori che erano più centrali
nella società americana quando la crisi economica non mordeva ancora. Oggi è
meglio tacere ed evitare di sollevare polveroni scomodi, soprattutto dopo che
molti politici e sostenitori repubblicani si sono schierati a favore dei
diritti omosessuali, dando anche il loro voto in quegli stati dove è stato
approvato il matrimonio per tutti.
A quanto
pare in quattro anni di Obama, qualcosa negli Stati Uniti è cambiato davvero.
Le tematiche LGBTQ non sono più un tema da Lobby democratiche, ma sono entrate
nella quotidianità di tutti. Prima si parlava dei gay, delle lesbiche, dei
transessuali, come personaggi dei film, delle sitcom, e quando si parlava dei
loro diritti sembrava di trattare qualcosa di ideologico e virtuale. Oggi
invece, è come se ci si fosse resi un po' più conto dell'umanità di queste
persone e della concretezza della necessità dei loro diritti.
Di grandi
passi ce ne sono ancora da fare e quindi non possiamo che augurarci altri
quattro anni di Obama, con la speranza che il processo in atto prosegua e che
magari espatri, arrivando anche qui, dove di umanità ne abbiamo davvero
bisogno.
Claudia
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