Stanno succedendo tante cose nel mondo. E poche in
Italia.
Contraddizioni e incongruenze tra il nostro Paese e tutte
le nazioni che invece stanno progredendo sul fronte dei diritti omosessuali.
C’è qualcosa che non è chiaro.
Allora ci si fa schiarire le idee da chi ne sa di più (e
soprattutto è nel campo da più tempo).
Meladailabrianza chiama.
Arcigay risponde.
Nella persona di Valerio Barbini, neoeletto responsabile
della Segreteria Nazionale di Arcigay con delega a uguaglianza, diritti lgbt e
matrimonio.
Quello che succede
in Italia lo leggiamo tutti nella cronaca. Anche questi giorni le
discriminazioni sono all’ordine del giorno e per l’ennesima volta una legge
contro l’omotransfobia è stata bocciata dal parlamento.
Per fortuna, anche se occupa meno le pagine di cronaca,
qualcosa, seppur lentamente, si muove. Penso alla nascita dell’Oscad, al lavoro
portato avanti dall’Unar, al lavoro quotidiano delle associazioni che, per
quanto è loro possibile, offrono supporto, assistono legalmente vittime delle
discriminazioni, entrano nelle scuole per diffondere una cultura delle
differenze e della non discriminazione. Certo non basta, dobbiamo continuare ad
essere inflessibili e pretendere il massimo, che non è niente più di quello che
ci spetta e stare molto attenti, penso al fatto che a breve andremo ad
elezioni, a non prestare il fianco ad operazioni al ribasso o di facciata.
Rosario Crocetta
in Sicilia, Nichi Vendola in Puglia. Due politici omosessuali dichiarati, alla
guida di due regioni del Sud. Potrebbe sembrare incredibile in quest’Italia, ma
è così. Qual è allora la profonda e intima contraddizione italiana? Cosa spacca
il nostro Paese in due?
Credo che il fatto che due omosessuali dichiarati siano
presidenti di due regioni del Sud sia utile per demolire un pregiudizio, quello
che vede un mezzogiorno arretrato, omofobo e transfobico e un Nord civile ed
europeo. Facciamo attenzione però, non dice nulla più di questo, l’omofobia e
la transfobia vanno contrastate in tutto il Paese, da Nord a Sud. Per quanto
riguarda i politici omosessuali dichiarati può essere un buon segno, se si sa
tradurre in un’azione politica e amministrativa di promozione dei diritti; è
vero che in questo Paese sono ancora pochi i coming-out celebri, ma se è giusto
considerare il coming-out di Tiziano Ferro un fatto importante per un politico
non può bastare e non può essere un alibi per non realizzare politiche dei
diritti.
L’Italia è un
paese omofobo?
Non c’è bisogno di essere attivisti per sapere che in
Italia omofobia e transfobia sono all’ordine del giorno. Basta leggere le
cronache, sapendo che succede anche molto altro e che non tutto arriva
all’attenzione dei media. Ma credo sia un’altra la domanda giusta da porsi. In
Italia l’omofobia e la transfobia sono contrastate dallo Stato? In che modo le
persone lgbt sono tutelate dallo Stato italiano rispetto alle discriminazioni
per orientamento sessuale e per identità di genere? Finché la legge italiana
sui crimini d’odio, la legge Mancino, escluderà le persone lgbt, non ci sono
scuse valide e i primi responsabili dell’omofobia e della transfobia in Italia
sono lo Stato e la classe politica.
C’è speranza che
il nostro Paese cambi?
Io credo che il nostro Paese non possa non cambiare e che
stia già cambiando. I dati rilevati dall’Istat in merito mostrano chiaramente
che la società italiana è pronta. Il cambiamento ha bisogno ancora di essere
spinto, non basta sperare ma la speranza va “aiutata”. Serve mettersi in gioco
tutti in prima persona nel proprio quotidiano e nel movimento. Non è più il
tempo di aspettare il cambiamento, dobbiamo pretenderlo. Le volontarie e i
volontari di Arcigay si occupano di questo in tutto il Paese e a me pare una
delle cose più belle che si possano fare, portate anche le vostre energie e le
vostre idee e facciamo cambiare questo Paese insieme.
"Cambiare questo Paese insieme".
Cominciamo dalla Brianza?
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