Un minore può crescere in modo equilibrato anche in una
famiglia omosessuale.
Non è che ci fosse bisogno di dirlo, ma di scriverlo sì.
Questa è la sentenza che oggi ha emesso la Corte di Cassazione,
affermando che sia un mero pregiudizio sostenere che “sia dannoso per l'equilibrato sviluppo del bambino il
fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale".
Così è
stato confermato dalla Prima sezione civile l’affidamento esclusivo di un
bambino alla madre, la quale convive con un’altra donna. La donna aveva avuto
il figlio da un uomo di religione islamica, la cui difesa, nel luglio 2012,
aveva contestato questa modalità di affidamento, avvalendosi delle ormai trite
e ritrite tesi come le ripercussioni che avrebbe avuto sul piccolo il crescere
inserito in una famiglia gay. La Cassazione, oggi, ha respinto il ricordo,
sottolineando che alla base di esso “non sono poste certezze scientifiche o
dati di esperienza, bensì il mero pregiudizio”. Vittoria.
E non è
finita qui. La Prima sezione civile annota anche che “si dà per scontato ciò
che invece è da dimostrare, ossia la dannosità di quel contesto familiare per
il bambino, che comunque correttamente la Corte d'appello ha preteso fosse
specificamente argomentata”.
Come aveva
già egregiamente riassunto in questo stesso blog, anche Paola Concia ribadisce
che ci sono moltissimi studi che dimostrano come l’orientamento sessuale all’interno
di una coppia non condizioni la crescita del bambino.
E,
giustamente, l’Arcigay parla di sentenza storica.
Per
Ignazio Marino, senatore Pd, “La Corte ha sancito un principio di civiltà”.
Per Gasparri,
invece, è solo un pericoloso precedente. “Perché di fatto apre ai figli nelle
coppie gay, sostituendosi al legislatore giacché nel nostro paese non è
possibile dare in affido un bambino a coppie dello stesso orientamento sessuale”.
E ciò sarebbe un pericolo? Secondo lui esistono “studi medico-scientifici che
dimostrano i danni psicologici riportati da bambini cresciuti da coppie
omosessuali (probabilmente non ci rivolgiamo alle stesse fonti scientifiche) e
i giudici li hanno ignorati, ma hanno anche violato la Costituzione che
riconosce nella famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna la società
naturale nella quale crescere i figli”. Violazione della Costituzione? Società
naturale?
Da un
altro esponente Pdl, Giancarlo Galan, arriva una valutazione opposta: «È un
passo avanti, lo Stato laico deve ascoltare i cittadini, nessun’altro». Finalmente
un po’ di concretezza.
Ma dulcis
in fundo, non poteva mancare il penetrante e ficcante Giovanardi. Senza di lui nemmeno
noi avremmo fatto molto. E questa volta non si è smentito e ha fatto sentire la
sua voce: “È totalmente inaccettabile il vizio dei magistrati di sostituirsi ai
legislatori trinciando giudizi temerari» sulla equilibrata crescita di un
bambino. Meglio che lo faccia lui?
Che questo
sia solo l’inizio verso un’Italia più civile?
Quel che
conta per ora è che un bambino ora possa vivere con la sua mamma.
E se “Di
mamma ce n’è una sola”, se ce ne sono due è anche meglio.
D’altronde
“tù is megl’ che uan”, o no?
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