
Eccolo lì, scritto nero su
bianco. Su Twitter. Giusto ieri.
E chi lo scrive non è il
solito irriverente sognatore che non smette mai di provocare la società. E non
è nemmeno l’esponente di una delle tante associazioni omosessuali che vorrebbe
vedere raggiunti obiettivi inavvicinabili. E non è neanche il folle pensiero di
uno scrittore al limite della realtà.
È Don Andrea Gallo a
scriverlo, alla vigilia del nuovo Conclave, dopo le sofferte dimissioni dell’affezionato
Benedetto.

E poi non si è risparmiato tutto il resto.
A “La Zanzara” ha ribadito
l’importanza di poter far coming out anche all’interno della Chiesa: “Il prete
omosessuale deve poter essere libero di esprimere la sua identità e la sua
sessualità, altrimenti si reprime e arriva alla pedofilia”. Piano a giudicare. Non
sta né difendendo né giustificando il reato peggiore del mondo. Anzi, a
testimonianza Don Gallo ha anche rivelato di aver subito “dei tentativi di
violenze omosessuali, diciamo delle insidie, che ho respinto, sono sempre stato
un ribelle". "Ero un giovane prete - ha raccontato - e fu un vescovo
a farmi delle avances. L’ho mandato a fare in culo". Urca.
E bravo Don Gallo.
Chissà che non sia la
volta che anche la Chiesa cambi davvero faccia.
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