Una vita piena di peli di gatto, di mozziconi di sigarette e di continui progetti con Elena.
Questa è quello che racconta di sè Milena.
Amica e sostenitrice di Meladailabrianza, cosa di cui non la si ringrazierà mai abbastanza, è la fondatrice di Lezpop. Sì, qui ci sta quel "uuoooh".
Milena è passata di qui giusto per ricordare che prima o poi tutte le facce saranno uguali.
Cominciamo con le presentazioni. Chi sei? Quanti anni hai? Cosa fai nella vita?
Mi chiamo Milena, ho 38 anni, mi occupo di comunicazione web e due anni fa ho fondato Lezpop.it, di cui sono attualmente responsabile editoriale. Lezpop è il primo sito italiano che si occupa di cultura LGBT con un occhio di riguardo alla "L" dell’acronimo.
Ora, per conoscersi meglio.
Dove sei nato/a e cresciuto/a? Come‘è stata la tua adolescenza?
Sono nata in un paesino della provincia di Napoli, uno di quei posti famosi per tre motivi: la camorra, la spazzatura e il Vesuvio che incombe. Nonostante tutto, ho dei bei ricordi della mia adolescenza, o per meglio dire, i ricordi brutti ce li hanno gli altri: da adolescente era una bulla. Non ho mai picchiato a nessuno, sia ben chiaro, ma con la lingua lunga che mi ritrovo ho preso in giro parecchi miei coetanei. Il motivo? Non volevo che nessuno mi si avvicinasse troppo. Se l’avessero fatto, avrebbero scoperto quella che all'epoca consideravo una debolezza: a differenza delle mie amiche, il cuore non mi batteva per il fidanzatino di turno, ma per la mia compagna di banco.
E ora che sei grande, com'è la vita? E come la riempi?
Premesso che non credo di essere ancora diventata davvero grande - un po’ soffro di una banalissima sindrome di Peter Pan, un po’ sono troppo curiosa e a volte mi ritrovo ad osservare il mondo con lo stesso stupore che avevo a cinque anni - oltre a Lezpop, la mia vita è piena di peli di gatto, di mozziconi di sigarette e di continui progetti (che spesso rimangono tali) con la mia compagna, Elena.
Quando è stato e (soprattutto) qual è stato il tuo coming out più importante?
Il coming out più importante è stato anche il primo. Con la mia migliore amica eravamo sedute sui gradini della Facoltà di Giurisprudenza a Napoli, era la primavera del 1994, c'era tanto sole e il solito via vai di studenti, ed io, timida e impacciata, provavo a dirle che sì, insomma, T. mi piaceva. E non in senso amichevole. Dopo un quarto d'ora passato a balbettare e formulare frasi senza senso, la mia amica mi sorrise e mi disse: «Bene, allora bisogna trovare il modo di farti uscire con lei». Fu un sollievo e anche una fortuna: se non avessi trovato una persona così tranquilla, probabilmente sarebbe stato più difficile muovere i primi passi da giovane lesbica di provincia, anche perché all'epoca mi sembrava tutto così confuso e complicato.
Meladailabrianza dice sempre che “Per ottenere diritti, bisogna avere visibilità; per avere visibilità, bisogna metterci la faccia”. Tu che significato dai al “metterci la faccia”?
Metterci la faccia vuol dire tante cose. Vuol dire raccontare a colleghi e amici della propria compagna o del proprio compagno. Vuol dire sorridere al fioraio e dire: "Sì questi sono per la mia fidanzata". Ma vuol dire anche rispondere a tono quando qualcuno fa delle battute poco carine sui gay: "Sono anch’io così è certe battute non mi piacciono". Certo, non sempre è facile, e non per tutti è possibile, ma da qualche parte bisogna pur cominciare. E farlo nei piccoli gesti quotidiani ci aiuta a vivere meglio, ma serve anche ad "educare" gli altri.
Un episodio in cui ci hai “messo la faccia”?
Ce ne sono tanti. Quando, anni fa, ho invitando Elena alla cena aziendale facendo coming out con tutti, colleghi e capi. Ma anche quando ho deciso di realizzare Diversamente Etero, un documentario sulla (scarsa) rappresentazione delle lesbiche nella televisione italiana. C'ho messo un po' a prendere "coraggio", anche perché se qualcuno cerca il mio nome su Google i primi risultati sono legati al documentario. Ma sarebbe stato disonesto realizzare un lavoro sull'omofobia in Italia e non "metterci la faccia".
Un augurio o auspicio da lasciare a chi ci legge …
L’augurio è che a furia di mettercela la faccia arrivi il momento in cui non sarà più così indispensabile, anche perché le "nostre" di facce sono esattamente uguali alle "altre".
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